Settanta anni di vita e cinquanta di carriera. Il blues e la black music erano nel suo Dna, il rock nelle sue corde. Joe Cocker è morto oggi, nel suo ranch in Colorado, dopo una lunga malattia. Il cancro ai polmoni non gli ha dato scampo, non gli ha permesso di continuare a cantare e ad incantare il mondo con i suoi brani densi di passione e di forza, impreziositi da quella voce roca, capace di graffiare l’anima, che lo rendeva unico e inimitabile.
Nato a Sheffield (UK) il 20 maggio 1944, Joe Cocker aveva cominciato in tenera età ad esibirsi con la sua prima band, gli Avengers, per poi approdare nei Big Blues all’inizio degli anni Sessanta. Dopo l’esperienza artistica con la Grease Band, il cantante e musicista inglese si lasciò conquistare dal fenomeno Beatles (che in quegli anni iniziava ad espandersi a macchia d’olio non solo in Inghilterra ma in tutta Europa). Il suo primo singolo fu proprio una cover dei quattro di Liverpool: “I’ll Cry Instead” ma sarà Woodstock a cambiargli completamente la vita e a far conoscere il suo talento in tutto il mondo. Il 15 agosto 1969 Joe Cocker salì sul palco del festival pià famoso della storia: lasciò tutti senza fiato, con quell’urlo di speranza e di magia. La sua “With a little help from my friends”, altro splendido omaggio beatlesiano, è un capolavoro di intensità, un’ interpretazione originale e viscerale che passerà alla storia.
E pensare che il giovane Joe voleva fare l’idraulico. Per fortuna la musica lo ha rapito da ragazzo per consegnarlo alla leggenda. Cocker ne ha viste e vissute tante in mezzo secolo di carriera: oltre 50 gli album pubblicati, tra progetti in studio, live e raccolte; milioni i dischi venduti. Dopo il boom e il grande successo degli anni Settanta, che lo ha visto ai vertici delle classifiche anche negli Usa, Joe entrò nel tunnel dell' alcool e della droga. Anni bui e di incertezze che però non gli hanno impedito di rialzarsi e di tornare a cantare e ad esibirsi qualche anno più tardi, sui palcoscenici più prestigiosi di Europa e America. Tra le canzoni più famose del rocker e bluesman, la versione di “You Can Leave Your Hat On”, colonna sonora del film cult "Nove settimane e mezzo”, l’incantevole “Unchain My Heart” del 1990, “Up Where We Belong”, duetto da Oscar con la collega Jennifer Warnes nel film “Ufficiale e Gentiluomo”, “When the Night Comes” e “N'oubliez jamais”.
L’ultimo album di inediti dell'artista inglese è “Fire It Up” del 2012, l’ultima apparizione live, invece, è dello scorso giugno, sul palco di Hammersmith, Londra. Poi l’uscita di scena, questa volta in religioso silenzio. L’urlo di Woodstock, però, non smetterà mai di farsi sentire e di attraversare oceani e continenti: lo farà attraverso i ricordi, gli album e le poesie del grande Joe Cocker, eredità che raggiungerà e abbraccerà più generazioni, senza distinzioni, al di là dello spazio e del tempo.